“Avrete sicuramente sentito parlare di lui. Non serve essere un appassionato di calcio. E’ uno degli atleti più conosciuti del pianeta. E’ sposato con una delle donne più famose del mondo. E’ ricco. Ha quattro figli. Ha raggiunto tutti gli obiettivi a cui un uomo che fa questo lavoro può puntare e ha fatto tutto al massimo dei livelli.”

E’ così che Men’s Health presenta David Beckham sul suo numero di marzo, del quale il calciatore inglese è assoluto protagonista.

A 36 anni David continua a giocare a calcio:

“Corro 20 chilometri a partita. Sicuramente sono diventato più consapevole sul campo. So quali sono i miei limiti, ciò che passo fare e come posso giocare. Mi sono adattato agli anni che passano.”

La famiglia è la cosa più importante:

“Ho amici in tutte le squadre in cui ho giocato, ma per me la famiglia è la cosa più importante. E sarà sempre così. Ho mia moglie e i miei quattro figli. Ho dei genitori e ho ancora dei nonni. Ho tre amici veramente importanti. E’ tutto ciò di cui ho bisogno. Preferisco avere tre ottimi amici che venti buoni amici.”

Traduzione a cura di TheGossipers.com – Vietata la riproduzione

Sui suoi figli:

“Sarebbe facile per i nostri figli vivere di rendita e non fare niente. Ma non sono così. Sono competitivi come me e Victoria. Siamo fortunati con i nostri bambini: vogliono vincere e conoscono i loro valori. E’ così che li abbiamo cresciuti e continueremo a fare in questo modo.”

La rottura del tendine d’Achille che gli impedì di giocare i Mondiali 2010:

“C’è stato solo un giorno in cui ho pensato che non sarei riuscito a tornare in campo. E’ stato due giorni dopo l’operazione quando mi hanno tolto le bende e ho visto la cicatrice. Era molto diversa da come l’avevo vista due giorni prima e mi sono spaventato. Penso che sia stata l’unica volta che ho pensato di non poter giocare mai più a calcio. E’ stato un colpo… Ho fatto il calciatore per diversi anni e pensare di smettere sarebbe stato sconvolgente. Ma quella sensazione è durata solo un giorno. I miei figli sono entrati in quella stanza e mi hanno fatto pensare ad altro. Ero determinato, assolutamente determinato, a tornare in campo. Il chirurgo mi disse che avrei potuto giocare ancora dopo 9 mesi. 6 mesi dopo ero in campo.”